Era dolore e terrore e umiliazione e vergogna tutto insieme. Volevo morire. Provai a resistere, ma quando lo feci lui mi rise in faccia. Era un uomo forte. Io ero solo una ragazza. E lui era il colonnello dell’esercito giapponese.
“Le figlie del dragone” di William Andrews è il primo libro della serie “The Dragon” pubblicato in Italia da Neri Pozza che ringrazio per la copia stampa.
Il libro narra le vicende di Anna Carlson, un’americana di origine coreana che dopo la morte della madre adottiva, decide di andare in Corea per conoscere le sue origini.
Qui scopre che sua madre è morta di parto nel darla alla luce, ma in compenso conosce sua nonna Jae-Hee che in un lungo pomeriggio le racconta la drammatica storia della sua vita e le affida un oggetto prezioso: un pettine a forma di drago con due teste.
Da giovanissima Jae-Hee è stata costretta insieme a sua sorella Soo-Hee a diventare donne di conforto ovvero schiave sessuali ad uso e consumo dei soldati giapponesi che avevano occupato la Corea.
Le prime cento pagine sono state difficilissime da leggere perché l’autore descrivendoci l’esperienza delle sorelle nel campo di prigionia non ci risparmia nulla: lo schifo, il dolore, il trauma, la paura, l’incubo, la crudeltà.
Sono pagine intrise di sofferenza e sapere che sono ispirate a fatti realmente accaduti mi ha fatto stare molto male.
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