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Bastarde di Francia. L’angelo e la vergine di Alessandra Giovanile e Virna Mejetta – Piemme

Che quell’uomo di quarant’anni si fosse infatuato fino a quel punto aveva dell’incredibile. “È da quando l’ho incontrata a Parigi: mi avrà fatto un maleficio?”

Dopo il successo di “Bastarde di Francia. La figlia del cardinale” (la mia recensione QUI), tornano in libreria Alessandra Giovanile e Virna Mejetta con “Bastarde di Francia. L’angelo e la vergine” pubblicato sempre da Piemme.

In questo secondo volume denso di avvenimenti, di intrighi politici e di personaggi di ogni tipo, seguaimo le vicende di Madeleine, nipote del cardinale Richelieu, che viene data in sposa a un “marito fantoccio” e inviata contro la sua volontà in Savoia come “favorita” del Duca Vittorio Amedeo svolgendo un ruolo cruciale di pedina politica per la delicata pace tra la Francia e la Savoia stessa.

Contestualmente in questo secondo volume emerge un’altra protagonista che nel primo libro era rimasta sullo sfondo come un personaggio misterioso: si tratta della contessa Cécile de La Baume liberata dai Moschettieri del Re dalla terribile prigionia che l’ha vista reclusa in un forte sull’oceano per oltre tre anni…

Siete un mostro. Un mostro con l’aspetto di un angelo. D’altronde non sono state disegnate così le peggiori peccatrici?

L’angelo e la vergine sono loro: Cécile e Madeleine, due facce della stessa medaglia, due personaggi speculari che hanno in comune il destino di essere entrambe delle pedine nelle mani del Re di Francia, Luis che a sua volta è alle prese con numerosi intrighi di palazzo, molti creati da Maria de Medici, la Regina Madre che non approva il suo regno…

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Recensione Il dandy della Reggenza di Georgette Heyer

Doveva esserci una forza inattesa in quelle mani elegantemente guantate che tenevano le redini con apparente noncuranza, ma perché aveva quell’insopportabile aria da dandy?

Una ricca ereditiera, un dandy insopportabile e un mistero da risolvere: questo e molto altro è “Il dandy della Reggenza” di Georgette Heyer che ho letto il mese scorso con il Gruppo di Lettura su Instagram organizzato da me e da Serena di @sololibriseri !

L’autrice è considerata l’erede letteraria di Jane Austen, sia per lo stile narrativo molto simile, ma anche per i contenuti dei suoi libri ambientati nell’epoca della Reggenza che va dal 1811 al 1820, chiamata così in quanto, a causa della malattia mentale di Re Giorgio III, il figlio, il principe di Galles fu chiamato a sostituire il padre nella reggenza del regno.

Proprio negli anni della Reggenza inglese nacque il “dandismo”: il dandy è un uomo estremamente curato che ostenta la sua eleganza nel vestire e nella cura del proprio aspetto fisico, al pari di una donna anzi forse di più!

Questi gentiluomini alla moda hanno le loro eccentricità, sapete.

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A bordo dell’Orient Express

Un colpo di fischietto. Un altro colpo di fischietto. Un terzo colpo di fischietto. Uno scossone. Un altro scossone. Un terzo scossone. E così via. L’Orient Express si avviò verso la grande avventura. Appena lasciata dietro la Gare de l’Est un maggiordomo in polpe bianche annunciò nei corridoi: Signori viaggiatori, il pranzo è servito.

Dopo avere letto “Assassinio sull’Orient Express” di Agatha Christie (la mia recensione QUI) il mio sogno nel cassetto è stato di poter salire a bordo dell’Orient Express sulle orme del detective Hercule Poirot!

Era dalla stazione Gare de l’Est di Parigi che l’Orient Express partì ufficialmente per il suo viaggio inaugurale il 04 ottobre 1883 dalla Compagnia Internazionale dei Vagoni Letto. Destinazione Costantinopoli!

Per il momento gli uomini erano gli unici viaggiatori in quanto il viaggio sarebbe stato troppo pericoloso per le signore. Si trattava di un treno di lusso arricchito da rivestimenti in mogano, divani di velluto, champagne versato in preziosi bicchieri di cristallo e leccornie della cucina francese servite in piatti di porcellana finissima, mentre il treno percorreva itinerari pericolosi tra le montagne innevate dei Balcani!

Proprio come in una scena di “Assassinio sull’Orient Express”, nel 1929 a ottanta chilometri da Costantinopoli il treno restò bloccato una settimana senza soccorsi a causa della neve che aveva bloccato i binari!

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Recensione Bastarde di Francia. La figlia del cardinale di Alessandra Giovanile e Virna Mejetta – Piemme

“Oh, maledette scarpe e maledettissimo vestito da donnaccia” fece lei. “Un parente, un tutore, un padre… dovrebbero proteggere le donne a loro legate, invece di metterle in vendita come pezzi di carne. A me… chi mi protegge?”

Ambientato nella Francia de “I tre moschettieri” di Dumas nel XVII secolo, all’epoca di Louis XIII e del Cardinale Richelieu, “Bastarde di Francia. La figlia del Cardinale” è un romanzo storico scritto a quattro mani da Alessandra Giovanile e Virna Mejetta pubblicato da Piemme.

E’ il primo volume, pertanto la storia è molto introduttiva e scritta attraverso il punto di vista alternato delle due protagoniste: Madeleine e Cécile, le “bastarde di Francia”, appunto.

In realtà tra le due la vera e pripria bastarda è Madeleine, in quanto non leggittimata dal padre, invece Cécile si troverà rinchiusa in un forte a scontare un affronto che la sua famiglia ha fatto al Re di Francia.

Ciò che accumuna le due figure è il loro essere pedine nelle mani della politica, governata dagli uomini, usate in nome della “Ragion di Stato” contro la loro volontà in una società ancora maschilista.

Vi avranno insegnato che le donne con parentele illustri sono destinate a matrimoni politici. Siete una preziosa gemma che deve essere incastonata in una montatura di pregio.

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Recensione Angélique di Guillaume Musso – La Nave di Teseo

Il dipinto del giovane zombi stava esercitando su di lui un’autentica fascinazione. Le opere d’arte possedute dalle persone possono dirci molte cose sul loro conto.

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Pubblicato in Italia da La Nave di Teseo, l’ultimo thriller di Guillaume Musso “Angélique” è un mix di intrigo, mistero e personaggi oscuri che si aggirano in una Parigi pericolosa e decadente, lontana dagli itinerari turistici, una città che dopo la Pandemia sembra avere perso definitivamente quell’aurea magica di “Capitale dell’amore”.

Dallo squallore delle banlieue ai quartieri dei ricchi, come il VII Arrondisement, quasi disabitati e per questo surreali, Musso ci trascina in una storia noir narrata a più livelli, attraverso il punto di vista di personaggi diversi, con uno stile avvincente e assolutamente lineare. Durante la lettura che si è consumata in pochi giorni, non ho mai perso il filo della storia pur essendo questa molto intricata e piena di eventi.

I personaggi di questo libro sono tutti folli, persone che hanno costruito la loro esistenza su un castello di bugie, disposti a tutto pur di raggiungere i loro scopi.

Il protagonista Mathias Taillefer è un ex polizziotto con un cartatteraccio, un uomo per sua stessa definizione pericoloso, che in maniera rocambolesca viene avvicinato da una giovane violoncellista Louise Collange, che lo ingaggia per scoprire chi abbia ucciso sua madre, Stella Petrenko,una ballerina di successo che tutti credono si sia suicidata.

La storia è narrata attraverso il punto di vista alternato tra Mathias Taillefer e Angélique, un’infermiera che vive nelle banlieue e che è disposta a tutto pur di migliorare la propria mediocre esistenza. Ho trovato Angélique estremamente inquietante, spregiudicata e camaleontica…

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Recensione Piccole cose da nulla di Claire Keegan – Einaudi

Storie d’Irlanda

Qualche volta Furlong, vedendole fate una dopo l’altra piccole cose da nulla – genuflettersi in chiesa o ringraziare un negoziante per il resto – provava una profonda, intima gioia all’idea che quelle erano le sue figlie.

Quando si ama una nazione che non è la propria, bisogna avere il coraggio di conoscere non solo le luci, ma anche le ombre, pure se queste fanno paura. L’Irlanda è la terra delle fate e dei paesaggi incantati, della musica e delle tradizoni antiche, della gente ospitale e simpatica, ma purtroppo essa è anche la terra che ha creato e tenuto in vita per lungo tempo le Magdalene Laundries, luoghi che mi fanno orrorre.

Sono degli istituti dove venivano rinchiuse le ragazze madri con i loro neonati, ragazze ripudiate dalle loro famiglie perchè rimaste incinte senza essere sposate, donne spesso in realtà vititme di violenze che venivano segregate in questi luoghi, costrette ai lavori forzati e private dei loro piccoli.

E’ spaventoso il numero di neonati morti nelle Magdalene Laundries gestite dalla chiesa cattolica con l’appoggio dello Stato irlandese, come in un macabro controllo delle nascite chiuso definitvamente nel 1996.

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Recensione Una piccola pace di Mattia Signorini – Feltrinelli

Non ho mai avuto un amico, e adesso che ne ho trovato uno non lo lascio morire in una pozza piena di fango.

Fin dalle prime righe ho capito subito che avevo tra le mani non un libro qualsiasi, ma qualcosa di prezioso. Si tratta di “Una piccola pace” di Mattia Signorini pubblicato da Feltrinelli. Il libro ha tutto il sapore di una favola antica, ma è molto più coinvolgente in quanto racconta una storia vera: la tregua di Natale tra i soldati inglesi e tedeschi in trincea alle Fiandre in Francia.

Le vicende vengono narrate da Carl, un padre tedesco che nel 1933 poco prima che scoppiasse la seconda guerra mondiale decide di tornare nei luoghi della trincea con suo figlio per raccontargli un pezzo importante della sua vita e della storia dell’umanità.

Durante la prima guerra mondiale ragazzi di 18/20 anni vengono arruolati e come carne da macello finiscono in trincea. Ben presto si rendono conto che la guerra non ha nulla di nobile ed è lontana anni luce dagli slogan e dai proclami.

Ciò che voglio dire è che il racconto che ci fanno della guerra è di certo molto più nobile della guerra stessa.

La cosa particolare di questo libro è che Carl, il papà tedesco, non racconta al figlio le sue vicende, ma quelle di un soldato inglese di nome William Turner con il quale paradossalmente diventerà amico.

E’ quando ci si rende conto che il nemico non è altro che un povero diavolo come te e che quella combattuta è una guerra dei poveri, si può immaginare che la pace sia possibile.

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Recensione Il problema finale di Arthur Conan Doyle -Einaudi

Il martedì di Sherlock Holmes

Le assicuro, caro amico, che se si potesse scrivere un resoconto particolareggiato di questa silenziosa competizione, esso costituirebbe il più brillante esempio di duello ad armi pari nella storia dell’investigazione poliziesca.

“Il problema finale” è l’ultimo racconto di Arthur Conan Doyle della raccolta “Le memorie di Sherlock Holmes” che ho letto nell’edizione Einaudi. Pubblicato la prima volta nel 1893 sullo Strand Magazine, questo racconto fece molto scalpore suscitando l’indignazione e la rabbia dei lettori, perchè Conan Doyle decise che questa sarebbe stata l’ultima avventura di Sherlock Holmes. L’autore lo fece uscire di scena in grande stile: Sherlock Holmes e il suo acerrimo nemico il Professor Moriarty durante una colluttazione precipitano avvinghiati nelle cascate di Reichenbach in Svizzera e i loro corpi non vennero ritrovati…

Narrato come sempre in prima persona dal dottor Watson, ho trovato questo racconto semplicemente perfetto! Dall’incipit al ritmo narrativo con uno Sherlock Holmes in ottima forma tra travestimenti e la rocambolesca fuga in treno fino al grandioso epilogo!

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Recensione Il diario del colonnello Brandon di Amanda Grange – Tre60

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“Una volta voi avete amato profondamente. Credete che sia possibile essere di nuovo felici dopo tale affetto?” “Per lungo tempo ho creduto che fosse impossibile”, ho ammesso. “Ora, invece, sì, credo che sia possibile”.

“Spero che abbiate ragione”, ha sospirato Marianne. “Altrimenti sarei destinata a una vita di solitudine.” Con delicatezza ho risposto: “non credo che questo sia il vostro destino”.

Pubblicato in Italia da Tre60, “Il diario del colonnello Brandon” di Amanda Grange è un retelling di “Ragione e sentimento” di Jane Austen raccontato dal punto di vista del colonnello Brandon.

Attraverso pochi dettagli presi dall’opera originale, Amanda Grange ha creato il Regency perfetto sia dal punto di vista storico che attraverso una magnifica ricostruzione delle relazioni sociali dell’epoca.

Avevo già avuto modo di apprezzare l’autrice ne “Il diario di Mr Darcy” ( la mia recensione qui) ma siccome “Ragione e sentimento” mi è piaciuto meno di altre opere di Jane Austen, pensavo che anche questo retelling lo avrei trovato poco coinvolgente e invece mi sbagliavo di grosso!

Amori ostacolati, un libertino senza scrupoli, ricche ereditiere e povere zitelle, i balli e le carrozze e l’immancabile pettegola che sa tutto di tutti!

Fanno da location gli eleganti palazzi londinesi e le magnifiche dimore di campagna inglesi!

Ricordate quella scena fatidica in “Ragione e sentimento” in Elinor e Marianne insieme ai loro amici avevano organizzato una gita nella campagna inglese e il colonnello Brandon in tutta fretta deve tornare a Londra per urgenti affari?

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Recensione A cena con l’assassino di Alexandra Benedict – Newton Compton editori

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Le macchie di sangue non se ne vanno mai per davvero.

“A cena con l’assassino” di Alexandra Benedict è un inquietante Mystery ambientato nel periodo natalizio a Endgame House, un’antica dimora di famiglia nella brughiera dello Yorkshire in Inghilterra.

Dopo la morte della zia Liliana, Lily Armitage e tutti i suoi cugini sono invitati a Endgame House a prendere parte al famoso “Gioco di Natale” e così come disposto da zia Liliana nel suo testamento, il vincitore del “Goco di Natale”, colui o colei che troverà le 12 chiavi, risolvendo tutti e 12 gli indovinelli, diventerà il proprietario della lussuosa dimora.

Per Lily tornare a Endgame House non è facile in quanto tra le parenti erbose del labrinto è morta sua madre in circostanze misteriose e quindi fare ritorno lì potrebbe risvegliare ricordi dolorosi, ma forse è l’ultima occasione per Lily di scoprire la verità sul decesso di sua madre.

Indizi, indovinelli e anagrammi da risolvere: tutto il libro è stato concepito come un grande rebus e quindi pensavo di trovarmi di fronte a una storia arzigogolata invece ho trovato la struttura narrativa molto lineare e scorrevole!

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