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Recensione Piccole cose da nulla di Claire Keegan – Einaudi

Storie d’Irlanda

Qualche volta Furlong, vedendole fate una dopo l’altra piccole cose da nulla – genuflettersi in chiesa o ringraziare un negoziante per il resto – provava una profonda, intima gioia all’idea che quelle erano le sue figlie.

Quando si ama una nazione che non è la propria, bisogna avere il coraggio di conoscere non solo le luci, ma anche le ombre, pure se queste fanno paura. L’Irlanda è la terra delle fate e dei paesaggi incantati, della musica e delle tradizoni antiche, della gente ospitale e simpatica, ma purtroppo essa è anche la terra che ha creato e tenuto in vita per lungo tempo le Magdalene Laundries, luoghi che mi fanno orrorre.

Sono degli istituti dove venivano rinchiuse le ragazze madri con i loro neonati, ragazze ripudiate dalle loro famiglie perchè rimaste incinte senza essere sposate, donne spesso in realtà vititme di violenze che venivano segregate in questi luoghi, costrette ai lavori forzati e private dei loro piccoli.

E’ spaventoso il numero di neonati morti nelle Magdalene Laundries gestite dalla chiesa cattolica con l’appoggio dello Stato irlandese, come in un macabro controllo delle nascite chiuso definitvamente nel 1996.

Avevo sentito nominare vagamente le Magdalene Laundries pensando che fosse un’istituzione medievale e mi ha scioccato sapere invece che si tratta di una realtà figlia dei nostri giorni.

Ho avuto modo di approfondire l’argomento grazie alla lettura di “Piccole cose da nulla” di Claire Keegan edito Einaudi, un libro potente e doloroso che affronta l’argomento con estrema delicattezza e sensibilità.

La storia è ambientata nei villaggi intorno a Waterford nel sud dell’Irlanda nei giorni che precedono il Natale ed è narrata dal punto di vista di Bill Furlong, proprietario di una piccola ditta che vende carbone, materia assai preziosa per scadare il rigido inverno irlandese.

Bill fa anche le consegne con il furgone e nei giorni prima di Natale il lavoro è davvero febbrile. Con il furgone gira la zona in lungo e largo facendo incontri di ogni tipo. Il più bizzarro di tutti è quando incontra una ragazza in stato confusionale dentro alla carbonaia di un istituto gestito da alcune suore. L’istituto è una Magdalene Laundries. L’uomo rimane sconvolto alla vista di quella creatura evidentemente maltrattata, ma la Madre Superiora sembra “metterci una pezza” e Bill ritorna alla sua vita di sempre, ma da quell’incontro qualcosa in lui è cambiato.

Altrettanto sconvolgente è la reazione della moglie al racconto di Bill, che potremmo definire omertosa, meschina e priva di solidarietà che sul momento sembra buttare Bill ancora di più nello sconforto, ma poi non lo fermerà di fronte alla scelta che ha deciso di compiere.

Se vuoi andare avanti, nella vita, su certe cose devi far finta di niente, solo così puoi farcela.

La risposta della moglie è quella tipica di una società con un senso della morale estremamente retrogrado che ha accettato la realtà di questi istituti dove all’esterno tutti sanno, ma fanno finta di niente.

Avranno il potete che gli diamo, non le pare, signora Kehoe? -Non sono mica tanto sicura-

Bill non è come il resto delle persone, lui è un “bastardo”, ma sa anche di essere un privilegiato, perchè la madre incinta non è stata cacciata dalla casa in cui lavorava come cameriera e in più la ricca padrona ha cresciuto Bill come uno di famiglia dandogli istruzione e un tetto sopra la testa. Bill sa di essere una specie di miracolato e nello stesso tempo da buon padre di famiglia di cinque figlie femmine, di fronte a quella creatura indifesa nella carbonaia potrebbe avere intravisto lo sguardo di una delle sue figlie…

Bill è un personaggio straordinario nella sua ordinarietà, un uomo che sa apprezzare il valore delle piccole cose, “piccole cose da nulla” che riempiono l’esistenza e deciderà di fare l’unica cosa giusta: dare ascolto alla propria coscenza, costi quel che costi…

Mentre proseguivano e incontravano altre persone che conosceva e non conosceva, si ritrovò a domandarsi che senso aveva essere vivi se non ci si aiutava l’uno con l’altro. Era possibile tirare avanti per anni, decenni, una vita intera senza avere per una volta il coraggio di andare contro le cose com’erano e continuare a dirsi cristiani, a guardarsi allo specchio?

Trama: Sono giorni che Bill Furlong gira per fattorie e villaggi con il camion carico di legna, torba e carbone. Nessuno vuole restare al freddo la settimana di Natale. Sotto la neve che continua a scendere, tutto va come sempre in quel pezzo d’Irlanda. Poi, nel cortile silenzioso di un convento, Bill fa un incontro che smuove la sua anima e i suoi ricordi. Lasciar correre, girarsi dall’altra parte, sarebbe la scelta più semplice, di certo la più comoda. Ma forse, per Bill Furlong, è arrivato il momento di ascoltare il proprio cuore.

Mary Watson

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