Recensione L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson -Mondadori

Quindici uomini sulla cassa del morto
Yo-ho-ho
E una bottiglia di rum per conforto!
IMG_8117Un tesoro nascosto su un’isola, pirati, arrembaggi e rum: “L’isola del tesoro”, scritto quasi per gioco nel 1883 per intrattenere il suo figlio adottivo Lloyd Osbourne, è il capostipite del romanzo d’avventura e di formazione
La storia è narrata attraverso il punto di vista del protagonista, un ragazzino di nome Jim che si ritrova coinvolto in un’impresa tanto eccitante quanto pericolosa: fare il mozzo su una nave chiamata Hispaniola che è salpata da Bristol per andare alla ricerca di un tesoro nascosto su un’isola misteriosa.
La trama e il finale del libro sono abbastanza lineari e agli occhi del lettore contemporaneo potrebbero sembrare quasi “banali”, abituati come siamo a tanti “plot twist”.
Inoltre non so se sia voluto o meno dall’autore, ma molti aspetti della trama sono lasciati in sospeso o appena accennati, cioè non viene data un’adeguata spiegazione di tutto ciò che avviene “prima” del seppellimento del tesoro sull’isola: come Flint si è procurato il tesoro, come lo ha seppellito, perchè la sua ciurma ha determinate caratteristiche e che ruolo aveva il famigerato pirata Long John Silver…
Questi “buchi narrativi” hanno sicuramente il vantaggio di stuzzicare la curiosità del lettore e di stimolarne la fantasia, perchè chiunque può fare supposizioni su tali avvenimenti e immaginarseli come meglio crede, ma soprattutto ha stimolato scrittori contemporanei a “creare” altre  storie parallele ispirate all’Isola del tesoro. “La vera storia del pirata Long John Silver” ne costituisce l’esempio emblematico.
Il punto forte dell’opera di Stevenson è senza dubbio la caratterizzazione dei personaggi e la loro analisi psicologica, oltre che l’aspetto “sociologico”. Infatti ciò che cattura il lettore e dà movimento alla storia è l’interazione tra i vari personaggi. Uno degli episodi che mi ha divertito di più è il duello sulla nave tra Jim Hawkins e il pirata Israel Hands!
Il personaggio migliore di tutta la storia è sicuramente Long John Silver, Porco Arrostito, come lo chiamavano i marinai, il pirata con una gamba sola che si presenta prima sotto forma di incubo che tormenta le notti del giovane Jim per poi materializzarsi in carne ed ossa come un uomo dai mille volti: affabile e allegro, quanto crudele e spietato, astuto, manipolatore, ma anche terribilmente simpatico.

Porco Arrostito non è un uomo qualunque…
Da ragazzo ha fatto i suoi studi, e parla come un libro, quando ne ha voglia; è coraggioso poi! Un leone è nulla, al paragone di Long John! Io l’ho visto alle prese con quattro, e fracassar loro le teste, una contro l’altra, lui disarmato!
IMG_0444Anche questa volta ho fatto il tifo per il cattivo! Ma è inevitabile che ciò accada, perchè per quanto tremendo possa essere, Long John Silver rimane sempre coerente a se stesso e al suo strampalato regolamento personale di vita con il quale ha cercato di tenere dritta la barra del suo timone…
Il resto della ciurma del defunto capitano Flint, come Billy Bones, Pew, Cane Nero…è appena accennata, ma Stevenson è riuscito attraverso brevi descrizioni a caratterizzare bene ciascun pirata e a far intendere al lettore la loro potenziale pericolosità e complessivamente alla fine del libro si ha un’idea ben precisa di come erano i pirati: venali, ubriaconi, smidollati!
Accarezzate i marinai, e ne farete dei diavoli. Questa è la mia convinzione.
IMG_1160L’atmosfera del libro è spettrale. Il marinaio con una gamba sola inizia a perseguitare Jim in sogno divenendo il suo incubo peggiore, ma anche l’isola del tesoro è descritta come un luogo lugubre, inquietante e malsano…
Ho divorato “L’isola del tesoro” in pochissimi giorni e per quanto mi riguarda l’esperienza di lettura è stata molto positiva, sia per la bellezza dei personaggi, ma anche per l’alone di mistero e di avventura  con il quale Stevenson ha saputo arricchire la sua storia.
Un romanzo d’avventura dal sapore vintage…
L'isola del tesoro
Trama:
Il romanzo “L’isola del tesoro” (1883) venne inizialmente pubblicato a puntate su un giornale per ragazzi e solo successivamente fu stampato in volume. Al suo debutto l’opera fu stroncata da Henry James. Stevenson scrisse queste righe in risposta alla stroncatura: “Non è mai esistito un bambino (fatta eccezione per il signor James) che non abbia cercato oro, non sia stato pirata o capitano di soldati o bandito di montagna; che non abbia mai fatto battaglie, non sia naufragato e non sia stato fatto prigioniero, e non abbia bagnato di sangue le sue piccole mani, o che bravamente non si sia ritirato da una battaglia perduta e che infine, con manifesto orgoglio, non abbia protetto l’innocenza e la bellezza”. Queste in sintesi le vicende di Jim, il protagonista. Introduzione di Emma Letley e postfazione di Henry James.
Mary Watson

2 risposte a "Recensione L’isola del tesoro di Robert Louis Stevenson -Mondadori"

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  1. Ciao! Io adoro il film della disney, ma lo ammetto, non ho mai letto il romanzo originale. A mia figlia ho letto la versione ridotta di Geronimo Stilton (che per quanto non ami particolarmente il topastro, le rivisitazioni dei classici non sono tremende, anzi tutto sommato se la cavano). Avendo lei solo sei anni e poca voglia di stare ferma…è stato un buon compromesso. Posseggo però anche il romanzo vero. Forse addirittura in due edizioni diverse. Vedremo…

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